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Sanità, Welfare e Inclusione

SANITÀ

La crisi innescata dal Covid non è ancora finita, malgrado i progressi della campagna vaccinale le nostre strutture sanitarie, già messe a dura prova, sono e saranno impegnate per i mesi a venire.

Anche se la sanità è una competenza principalmente regionale, il Comune può e deve portare le esigenze del territorio, in particolare per la dotazione di infrastrutture sanitarie, che al netto del Covid, scontavano delle carenze storiche, ma che ora possono essere potenziate anche alla luce degli investimenti messi a disposizione dall’Europa e dalla regione Lazio.

La nostra proposta è che L’amministrazione comunale assegni all’Assessorato al Welfare le competenze comunali legate alla sanità e per il tramite della Conferenza dei Sindaci, riappropriarsi delle sue funzioni di indirizzo e controllo sull’attività socio-sanitaria e di partecipazione alla fase di programmazione.

Occorre fornire delle indicazioni precise sulle esigenze del nostro territorio da inserire in un piano di interventi basato su obiettivi strategici, tra i quali possiamo già indicare:

  • Il miglioramento del Pronto Soccorso, che già prima del Covid costringeva i cittadini ad estenuanti attese ed a sistemazioni di fortuna nei locali dell’ospedale Goretti, dove sarebbe necessario ripristinare l’organico previsto dalla legge con il giusto numero di medici e personale paramedico per paziente, potenziare le strutture di smistamento e di accoglienza, prevedendo un percorso diversificato per pazienti pediatrici, necessari per interventi più tempestivi che possono fare la differenza tra la vita e la morte;
  • Potenziare la guardia medica anche in ottica di filtro per gli accessi al pronto soccorso;
  • Il progetto del nuovo ospedale dovrà considerare le diverse caratteristiche di servizi, in cooperazione con l’ospedale Goretti, che dovrebbe rimanere funzionale per le emergenze sanitarie considerando la sua posizione strategica al centro della città, sarà fondamentale definire la distribuzione dei reparti;
  • Infine si propone una gestione coordinata, tra ASL e Servizi sociali, del contrasto alla pandemia, che risulta decisivo in situazioni di particolare difficoltà social, come abbiamo visto di recente in zone vicine a noi per le comunità di immigrati esposte al contagio;
  • Segnalazione dei disservizi della sanità ad uno sportello del Comune per poter intervenire in sede di Conferenza dei Sindaci con la ASL.

WELFARE

Proseguimento del progetto di distretto socio-sanitario e potenziamento del personale degli uffici per mantenere dei livelli di servizio adeguati per gestire le situazioni di disagio delle categorie fragili.

  • Latina è l’unica provincia laziale senza una comunità terapeutica; ha solo un centro diurno (6 ore nei feriali) per tossicodipendenti in stato di marginalità sociale, qualche ora di attività di riduzione del rischio con unità mobile e un intervento, sempre mobile, di riduzione del danno; I servizi si muovono in maniera totalmente autonoma uno dall’altro: per una serie di motivi non vi è stata mai un’organizzazione o un coordinamento (succede talvolta ma solo su singoli casi); nonostante le potenzialità di lavoro in rete non si è mai lavorato in questo senso. A livello distrettuale, nulla per il tabagismo e poco per l’alcolismo. Com’è noto, la parte della diagnosi e cura delle persone dipendenti dipende dalla sanità, ma al comparto sociale spetterebbero le azioni a monte (attività di prevenzione) e a valle (reinserimento sociolavorativo).
  • Occorre al più presto organizzare tavoli di lavoro permanenti Comune/ASL/Terzo settore dedicato e riprendere i rapporti con il NOT della Prefettura per concertare ed attuare azioni continuative e non occasionali o interventi a raggio limitato.
  • Occorre una seria programmazione sul tema attraverso una ricerca per conoscere le varie fonti di finanziamento regionali, nazionali ma anche europee.
  • si prevedono i seguenti step: PREVENZIONE, REINSERIMENTO, ASCOLTO/ORIENTAMENTO FAMIGLIE E FIGURE DI PROSSIMITA’ (insegnati, educatori, animatori etc.). Vogliamo migliorare il coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e privati per sviluppare progetti specifici inseriti nei piani di zona, sfruttando tutte le opportunità di finanziamenti della Regione Lazio.

INCLUSIONE e COESIONE SOCIALE

Un importante settore è rappresentato dall’inclusione e coesione che, nella missione 5 del PNRR registra risorse pari a 19,81 miliardi di euro. Oltre 300 milioni di euro sono finalizzati a finanziare la riconversione delle RSA e delle case di riposo per gli anziani in gruppi di appartamenti autonomi. Noi, come ambito territoriale, potremmo proporre i progetti con la creazione di reti che servono gruppi di appartamenti assicurando servizi necessari alla permanenza in sicurezza della persona anziana sul proprio territorio. Questo dovrà coniugarsi con la riforma dei servizi sanitari di prossimità e all’investimento sulla casa come primo luogo di cura. È importantissimo avere il polso della situazione rispetto a quante e quanti cittadini avranno bisogno di questo servizio, sarà quindi necessaria una ricognizione per conoscere il dato del fabbisogno per progettare in modo congruo e rispondente alla necessità.

Molti anziani soli ma ancora indipendenti sono infatti decisi ad acquistare immobili di ridotte dimensioni nel centro della nostra città per mantenere l’autonomia di movimento senza perdere la possibilità di aggregarsi ad altri coetanei per condurre una vita in autonomia ma in compagnia. Vogliamo, per questo, sviluppare i progetti di co-housing, con spazi comuni e servizi di comunità a servizio e a supporto di persone anziane prevenendone la solitudine e la depressione, per una migliore qualità della vita.

Vogliamo ideare e realizzare progetti finalizzati a migliorare l’autonomia delle persone con disabilità: i progetti, come previsto dal PNRR, saranno realizzati dai comuni, singoli o in associazione e dovremmo dotarci di ulteriori figure professionali all’interno del nostro comune per coordinarci adeguatamente con la riforma della normativa sulla disabilità che rivedrà le procedure per l’accertamento delle disabilità e che promuoverà progetti di vita indipendente.

IMMIGRATI

– Per gli stranieri, va detto che gli irregolari veri sono un numero molto ridotto e che buona parte di essi potrebbero essere almeno temporaneamente regolari. Al di là delle varie leggi che si susseguono, infatti, le procedure generali sono sempre le medesime. I servizi dedicati agli stranieri ci sono ma non sufficientemente coordinati, e spesso di iniziativa privata. Soprattutto nelle progettazioni, non si tiene in debito conto due aspetti fondamentali: 1) la mediazione linguistica (occorre la qualifica ma non ci si informa sulle lingue parlate, per cui è frequente avere un mediatore madrelingua albanese o russo che si interfaccia con africani francofoni o anglofoni) e 2) la necessità di un congruo supporto legale: buona parte delle questioni si possono risolvere attraverso le leggi attuali, se conosciute;

– Vogliamo attivare una cabina di regia sul tema che si interfacci in maniera regolare con ASL, Enti Pubblici e Associazioni, con almeno un servizio per immigrati con forte presenza legale (avvocati specializzati in diritto dell’immigrazione) e di mediazione linguistica (conforme alle lingue parlate dall’utenza prevista) organizzato previa consultazione con Questura e Prefettura, in modo da individuare a priori le maggiori criticità. All’interno del progetto, prevedere enti di formazione abilitati all’inserimento lavorativo (per esempio garanzia giovani) disponibili a fornire servizi in orari compatibili con quelli dell’utenza (fare un corso di italiano dalle 9 alle 13 quando tutti stanno in campagna a lavorare è inutile);

– Implementare e ridefinire l’Informagiovani che potrebbe, se riqualificato, essere utilissimo.

Vogliamo sviluppare i progetti per aiutare le persone senza dimora ad accedere ad una sistemazione temporanea in appartamenti per piccoli gruppi o famiglie, offrendo servizi integrati volti a promuovere l’autonomia all’integrazione sociale: per questo vengono indirizzati 450 milioni di euro a questo scopo.

L’inclusione sociale opera anche attraverso lo sport: il PNRR destina risorse pari a 700 milioni di euro per favorire il recupero delle aree urbane puntando sugli impianti sportivi e la realizzazione di parchi urbani attrezzati per favorire l’inclusione e l’integrazione sociale delle zone più degradate con particolare attenzione alle persone svantaggiate.

Per operare in maniera efficace e riuscire ad intercettare fondi per questo scopo è fondamentale effettuare delle analisi preliminari soprattutto per le azioni necessarie alla preparazione degli appalti pubblici che andranno ad identificare le aree che necessitano di interventi, che avviino e realizzino i progetti selezionati destinati, con adeguato monitoraggio in fase esecutiva.

È necessario per questo motivo, implementare la dotazione organica dei nostri uffici per poter realizzare nei tempi e contingentate e quanto il PNRR prevede.

Sarà anche opportuno operare nella direzione di:

  • un maggior coinvolgimento di enti di formazione per inserimento disoccupati di lungo periodo
  • una ricognizione delle strutture e procedure di accoglienza da verificare ed adattare ai fabbisogni sempre in evoluzione
  • ottimizzare gli ausili per la mobilità di cittadini non-vedenti (realizzazione di indicazioni in braille, verifica del corretto funzionamento dei segnalatori acustici applicati agli attraversamenti semaforizzati) e con disabilità motoria (rampe di accesso a chioschi, stabilimenti e spiagge libere e corsie che conducano fino alla battigia) soprattutto nella possibilità di accedere ai servizi essenziali e non essenziali come tutti.

La legge già impone ai comuni uno standard di accessibilità e questo deve essere considerata una condizione base di civiltà.

Deve essere data attuazione al Piano Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) fino ad oggi mai realizzato e rilanciare la figura del Disability Manager, istituita dall’attuale amministrazione, ma mai attivata, come figura di garanzia istituzionale e di raccordo tra parte politica e gestionale che garantisca l’attuazione delle norme rispetto all’adeguamento delle strutture e dei servizi cittadini rivolti ai diversamente abili.

LATINA 2030…UNA QUESTIONE DI METODO

Latina vuole assolutamente prendere il treno dello sviluppo sostenibile e dell’inclusione sociale perseguendo i goals di agenda 2030 che le permetteranno di farlo.

La vera questione sarà di metodo:

  • individuare le baseline, la situazione da cui partiamo per raggiungere gli obiettivi;
  • elaborare piani d’azione in modo partecipativo e cioè promuovendo reti e partnership di vario tipo, coinvolgendo le realtà associative, gli studenti, gli imprenditori, gli artigiani, il mondo delle libere professioni, le istituzioni;
  • monitorare risultati e traguardi…per aggiustare costantemente il tiro.

Nicoletta Zuliani con i suoi candidati vuole mettere in campo energie e competenze per questo ambizioso progetto

Prossima fermata…2030. Noi vogliamo esserci e tu?

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